Ci sono stata per la prima volta in occasione del
weekend lungo del primo maggio. Non volevo spendere centinaia di euro per
soggiornare l’intero fine settimana, quindi, abitando a poche decine di km da
Milano, ho optato per un A/R in giornata.
I servizi rapidi di Trenitalia ultimamente offrono
soluzioni davvero interessanti. Se siete di Milano e programmate la vostra gita
alla città sull’acqua, di sabato, sappiate che, in due, spenderete meno di 38
euro a tratta.
Ho deciso di prenotare il treno, nonostante quella
settimana le previsioni non fossero così rassicuranti. Ma, se quelli erano
giorni disponibili, perché aspettare?
La verità è che se anche la
pioggia non avesse fatto la sua parte, probabilmente non starei qui a scrivere
il post e continuando a leggere ne capirete le ragioni.
Forse avevo riposto troppe
aspettative sulla Serenissima.
Non solo. E’ stata la prima
città che ho deciso di visitare senza raccogliere informazioni, consigli e
dritte.
Nella mente solo flash di
scene di film e una frase: “la città degli innamorati”. La chiamano così perché
non
esistendo automobili, permette delle lunghe e romantiche passeggiate, avvolti
solamente dal rumore dell’acqua che bagna le sue rive.
Ma cosa ci fa una cinica,
disillusa e pragmatica trentenne nella città degli innamorati? :-)
Ve lo dico io: apprezza e
scopre la vita quotidiana di Venezia.
Squarcio della vita a Venezia |
Vi siete mai soffermati, per
esempio, sulla prima immagine che incontrate appena usciti dalla stazione? La
piazza e poi…l’acqua. Il canale che scorre tra le case, i bar, i tabaccai, le
banche, i negozi.
Se come me, da studenti
avete passato il 50% delle vostre giornate sui treni, soffermatevi a pensare.
Quante volte scesi alla vostra fermata e usciti dalla stazione avete visto
l’acqua? Quante volte avete preso la barca o il pullman/traghetto per
raggiungere casa?
All'uscita della stazione |
Venezia è la città delle
favole, altro che degli innamorati. E’ la città immaginaria che disegnano i
bambini. Quella che ci raccontano nelle fiabe.
Eppure esiste davvero.
Esiste un luogo dove
l’impiegato, il commerciante, l’operaio, il fruttivendolo, il medico, l’avvocato
rientrano a casa galleggiando. In cui, al posto del garage, le famiglie hanno
la rimessa per la barca. In cui al posto dei gradini, poco più in basso dall’uscio
di casa scorre acqua.
Le ore per visitarla non
erano moltissime. Ho voluto dare a spazio all’essenza della città. Alle viuzze,
anzi, scusate…ai Calli (a Venezia non esistono vie). Alcuni sono talmente
stretti da permettere il passaggio di una sola persona, non in sovrappeso!
Tipico Calle veneziano |
La pioggerella a
intermittenza ha accompagnato tutta la camminata verso le tappe obbligate della
città, Ponte di Rialto e Piazza San Marco.
Durante il percorso ho
incontrato il caratteristico mercato del pesce che è diventato talmente
folkloristico da attirare, al suo interno, esibizioni live di musicisti di strada.
Vuoi mettere, comprare una
bella spigola allietata dalle regali note di un violino? ;-)
Anche questo è Venezia.
Squarcio immediatamente dietro il mercato del pesce |
L’approdo a Piazza San Marco
è mozzafiato. Un concentrato di architettura, natura e operosità (impossibile
non essere attratti dall’imponenza delle navi da crociera che stazionano nei
pressi) in meno di 200 metri di lunghezza.
Due giornate vanno
rigorosamente riservate al giro delle isole che si affacciano sulla Piazza e
alla visita del Palazzo Ducale e della Basilica.
Con un paio di gite A/R in
giornata, sarà possibile programmare tour più dedicati ed evitare i problemi
delle code all’ingresso che sottraggono tempo prezioso al giro della città.
Piazza San Marco sotto la pioggia |
L’ora del rientro è quasi
prossima. Le lunghe camminate tra i Calli e l’abbondante colazione consumata appena
arrivata, hanno fatto sì che saltassi il pranzo. La pioggia comincia a farsi
insistente.
Avvicinandomi alla stazione,
l’acqua diventa prepotente. Il rifugio sotto il quale mi riparo è il migliore
che potessi trovare.
Un localino di non più di 10
metri quadrati con un bancone, una tenda all’esterno e una botte di vino al
posto del tavolino.
Due giovani “fiòli”
veneziani al banco, tanta gente del posto a sorseggiare bicchieri di vino e i
paninetti più gustosi che io abbia mai assaggiato.
Con solo un euro è stato
possibile degustare la merenda più caratteristica dei pomeriggi della gente di
Venezia: un bicchierino di ombra (come la chiamano loro) e un panino farcito a
piacere con abbinamenti peccaminosamente sfiziosi: carciofini e pancetta, speck
e formaggio, mortadella e peperoni, lardo e funghetti.
Bacareto da Lele...La merenda più buona di Venezia |
Col palato soddisfatto e i
capelli un po’ umidicci, saluto i miei estemporanei amici di merenda e
proseguo. Sono poche le centinaia di metri che mi separano dalla stazione, ma
la pioggia è a dir poco abbondante e il mio treno sta per partire.
Chiudo l’ombrello, metto il
cappuccio del k-way e faccio la corsa più impantanata della mia vita. Una
cascata d’acqua che in pochi minuti invade l’interno delle scarpe, che fino a
quel momento avevano fatto la loro porca e asciutta figura.
Chissenefrega delle scarpe
bagnate, dei capelli increspati, dei jeans impantanati, dei calzini messi ad
asciugare sul treno del ritorno.
L’acqua è il simbolo di
Venezia, è la sua anima.
La pioggia è stato il suo
saluto ad una scettica turista, che pensava di approdare in uno dei set cinematografici
più gettonati al mondo e che invece si è ritrovata nella realtà più fiabesca
che esista.
Vetrina con i caratteristici abiti del carnevale veneziano |
L'immancabile immagine delle gondole |
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